
Report Policy@work – La politica di incentivo al lavoro agile: strategia o soluzione di fortuna?

Gli ultimi interventi del Governo in materia di lavoro agile e, più in generale, di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, disegnano una infrastruttura giuridica innovativa ed utile a sincronizzare l’Italia all’epoca contemporanea, seppure in modo non lineare e confuso. Tuttavia, nonostante il naturale favore con cui è possibile guardare a questi provvedimenti, non mancano le perplessità. Le proposte normative e politiche non possono essere valutate in modo assoluto, ma richiedono un’analisi del contesto socio-economico complessivo delineato dall’emergenza sanitaria ancora in corso.
Non si può non spendere un momento nell’osservare la dinamica dello smart working: dapprima criticato, poi accettato, ancora contestato, infine confusamente sospeso nell’incertezza e nell’attesa dell’evoluzione della pandemia e delle relative misure di contenimento e contrasto.
Quello che molte imprese hanno sperimentato, forse, non corrisponde esattamente alla nozione di smart working o lavoro agile e, come ormai ampiamente noto, si sono generate delle distorsioni nell’equilibrio del rapporto di lavoro. In alcune realtà, infatti, si è prodotta una situazione tale da aumentare il carico di lavoro del prestatore, anche a discapito della tradizionale concezione di orario di lavoro. Di qui la necessità, anche giuridica, di ragionare su alcuni nodi che meritano attenzione da parte delle forze politiche e dei soggetti del sistema produttivo.


Sulla base di queste premesse, il Report La politica di incentivo al lavoro agile: strategia o soluzione di fortuna? indaga il senso dello smart working sperimentato nei mesi di emergenza e quarantena, evidenziando le anomalie che sono emerse in quella fase rispetto ad un’idea di lavoro agile più in linea con la disciplina ordinaria e le esigenze concrete dei lavoratori. Si osservano quindi i benefici che lo smart working ordinario potrebbe portare al sistema sociale e le politiche che tendono a tale direzione. Ad esempio, la trasformazione dell’urbanistica, delle abitazioni e dei flussi demografici. Il tema è poi messo in relazione con le politiche dell’Unione europea in materia ed è evidenziata l’opportunità di una regolamentazione continentale che incentiverebbe anche alcune istanze generazionali.
